All’interno degli apparecchi che devono mantenere i prodotti a temperature molto basse si generano naturalmente dei gradienti molto alti che frequentemente possono superare i 10 °C/m. Ciò è dovuto principalmente al formarsi di importanti strati di ghiaccio sulle pareti a causa dell’umidità ambientale che entra nel criostato soprattutto all’apertura delle porte (che si suppone frequente nella gestione delle dosi di vaccino). Come è noto, il ghiaccio è un ottimo isolante e, quindi, ostacola l’uniforme diffusione del freddo nell’ambiente, creando così notevoli differenze di temperatura anche in punti tra loro vicini.
Nelle apparecchiature che operano a temperature inferiori a -50 °C è quindi necessario avere come minimo due punti di monitoraggio, posizionati nei punti più critici; un numero superiore è comunque da valutare nel caso di volumi superiori a 1 m³ o in situazioni particolarmente complesse.
Da un punto di vista gestionale, si deve anche tenere conto che nei criostati capita spesso che la quantità di ghiaccio che si è formata all’interno impedisca di raggiungere le temperature impostate e, quindi, si debba procedere allo sbrinamento completo dell’apparecchio per riportarlo nelle condizioni operative.